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Venerdì 27 giugno ore 18

FINISSAGE
nella bella sede di TERMA
Strada Saviabona 284
Vicenza
Verranno esposte nuove opere oltre ad alcune
già presenti al Molino Benedetti. Inoltre, verrà
presentato il catalogo, distribuito gratuitamente

VENITE! COPIOSI E CURIOSI

Sabato 28 e domenica 29 giugno aperto dalle 14 alle 19

Luciano Battaglin


Volovelista e pilota acrobatico... il volo è la sua malattia... la poesia un rimedio: "vola solo chi osa farlo...  secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare ma... il calabrone non conosce le leggi dell'aerodinamica e perciò... continua a volare... anche se gli uccelli nati in gabbia pensano che il volo sia una malattia ". scrive da sempre, non pubblica, sostiene la divulgazione orale: "la storia sentita ieri oggi è già un'altra cosa... si omette, si aggiunge, si sottrae, si migliora  o anche no... un'incessante trasformazione che si rinnova ad ogni racconto, un sedimento delle parole come fossile liberato dalla roccia".  si occupa di comunicazione e design. nel 2004 riceve "l'award of exellence" dalla prestigiosa rivista statunitense "communication arts". condivide il domestico con lorenza ed i suoi inseparabili weimaraner. lavora a vicenza.


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"un capolavoro
sul mio notes
a notte fonda.
all'alba è solo una sciocchezza
e non resta 
che il giorno 
ad offenderci le cose
in luoghi stremati 
dalla ferocia degli architetti. 
invoco solitudine ed assenza
prima di buonanotte
nella pace
del confessionale"


"la pubblicità si distende opima,
divampa ed appicca
il fuoco
ai prodotti limitrofi.
sciampi, auto, lingerie,
creme anti age.
epifanie confezionate
dal narcisismo del grafico impenitente
sacerdote dell'eucarestia
delle merci.
è tutto un ardere promozionale.
inutilmente
fuggendo tra le pagine
il lettore prostrato 
cerca scampo
dagli incendi dolosi del marketing.

Quando si dice un titolo azzeccato:
"Benedetti artisti!"
In questo caso però non si può dire se a Claudio
manchino le Tavole della Legge o qualche rotella... :)
Ludovico Sartor


“Installazione sull'acqua prospiciente il mulino, per i sogni di Siddahrta (H. Hesse) quando sentiva un amore profondo per l’acqua fluente e decise tra sé di non abbandonarla. Due foto ne riportano a parete l’immaginario a parete, nonché alcuni lavori di pittura su carta e su supporto gonfiabile. Complessivamente l’intervento vuole ripetere l’azione del mulino, e d’altra parte la passione impressa nell’immaginario locale.”
Salvatore Fazia


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Ha vissuto a Treviso e studiato architettura a Venezia (dove si è laureato) e a Dortmund. 
Dal 2004 ha intrapreso la propria attività come libero professionista a Vicenza. Nel 2009 ha conseguito il certificato di tecnico bioedile presso l'Associazione Nazionale di Architettura Bioedile ANAB.
Parallelamente all’attività di architetto ha sviluppato fin dai tempi del liceo un percorso come pittore, integrato all’architettura nelle forme del design, dell’interior design e delle installazioni, con produzione di pezzi unici. 


Dal 1997 ad oggi ha esposto in varie mostre collettive a Vicenza (Emergenze, Borsa Valori, “About Design 2008”), a Roma (RomaDesign+ 2007) e a Filicudi (Biennale), e in alcune personali di pittura a Vicenza, a Padova e a Treviso. Tra le sue grandi passioni c’è quella per l’acqua: ha un passato di atleta come membro della nazionale di canoa fluviale.

Ludovico Sartor nasce a Vicenza nel 1973

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http://ludovicosartor.com/





"Ormeggi per sogni" 
L'opera è stata esposta in occasione della mostra: EMERSIONI GIOVANI ARTISTI VISIVI SULL’ACQUA, mostra collettiva di giovani artisti visivi nazionali e stranieri residenti nel territorio veneto.
Claudio Brunello


"In vista l’Ecce Homo in un autoritratto che non teme l’effetto speciale del riferimento, le braccia protese in avanti diconoprendete e mangiate questo è il mio corpo, la tunica bianca è il segno più infallibile. L’immagine è data in forex sagomato, all’altezza della statura dell’artista. L’allusione: è l’artista oggi il profeta."
Salvatore Fazia



La sua formazione culturale, fino ai venti anni, avviene a Torino. Nel 1973 vince il Premio “Cairoli” Concorso d’arte contemporanea ed è più volte segnalato in diversi Premi d’Arte. Nel 1999 a Bassano del Grappa, realizza e dirige, all’interno del noto locale pubblico “Ottocento”, uno spazio denominato “PaginaPiegata Art Gallery” dedicato esclusivamente all’Arte contemporanea e alla cultura. Ne cura la programmazione fino alla chiusura nel luglio 2007 (organizzando oltre 40 mostre di artisti locali e 100 proiezioni d’arte contemporanea).
Nato come artista nel 1972 esprimendosi nel campo dell’Optical art, con il suo trasferimento nel 1974 a Bassano del Grappa svolta la sua creatività verso la libera arte informale per poi approdare dal 2002 in un fare arte autonomo che per mezzo di tele quadrate di piccolo formato che singole o associate fra loro nella fattispecie di cellule/parole o tessere si manifesta creano possibili assemblaggi in continua
mutazione.
Dal 2007 si dedica all’arte a tempo pieno, come curatore, promotore e naturalmente artista. Ha esposto in Italia e all’estero, sue opere sono presenti in numerosi negozi di design d’arredo e in collezioni private e pubbliche.
Ultima iniziativa del 2013 ha inventato e curato “PaginaPiegata – intrecci d’arte”, un ciclo di incontri dedicato alla creatività, coinvolgendo: artisti, fotografi, scrittori, musicisti e critici.

Città, 2008
tecnica mista e acrilico su tela, tela fissata su ferro cm. 50x50

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Giusto porre

Creare un’opera, assorbendo l’intensità degli elementi coinvolti che posti in attesa di significato relazionale, si manifestano nella loro struttura fisica e funzionale. La pittura è per me un ponte e le problematiche centrali sono quelle concernenti la sua struttura, in altre parole al modo in cui questo ponte riesce a innestarsi su due sponde lontane dalla realtà fisica. Macerie, oggetti geometrici, pietre, residui, costituiscono partizioni in seguito addizionate allo spazio in cui la comunicazione è decisa. La fase che precede la realizzazione dell’opera è una riflessione lenta e articolata. È indagine sull’uomo e sulla sua natura, condotta in modo paziente e meticoloso. Le opere spesso nascono di notte prima di addormentarmi, al mattino appena sveglio o camminando spesso in montagna, osservando i dettagli dell’ambiente circostante e raccogliendo materiali naturali o costruiti dall’uomo a cui il tempo vissuto a lasciato traccia. Rifletto sulla semplicità del gesto che con lentezza e meditazione pone l’oggetto in un determinato spazio deciso, lo rendo protagonista di messaggio o parte di una narrazione. Il desiderio di recuperare il contatto con la materia in un continuo scambio si concreta. Grande forza e importanza è data ad una sorta di volontà di analizzare l’intervallo di vuoto che esiste tra l’oggetto trovato e l’atto d’invenzione che consiste nel "giusto porre". Giusto porre che sviluppo proiettando le immagini mentali e le intuizioni che derivano dal mio sapere addizionato e stimolato.
Cercare nel tempo il fascino della descrizione del vuoto e dell'assenza per creare contenuto che semplicemente è.

Claudio Brunello - 2012
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Altro


La creazione dell’opera non coincide con il raggiungimento di un obiettivo posto a priori, ma è una sorta di farsi progressivo che mi conduce, preceduto da una riflessione lenta e articolata. La sospensione dell’azione immediata, obbliga alla riflessione, alla valutazione, a una strategia, alla fatica, al dolore e alla meraviglia del pensare per agire e agire per essere. La tensione che si crea obbliga la mente a cercare un altrove che, una volta trovato, diventa esperienza che si stratifica e, sovrapponendosi, forma un sapere. L’arte è conoscenza, è porsi sulla soglia di uno spazio “Altro”, l’arte diventa percorso che è valore in se. Dal 2002 uso supporti dalla forma quadrata (archetipo ed espressione di una razionalità acquisita), che sottendono l’intenzione di far assumere alla tela la dimensione di cellula, tassello, parola, pagina che singola o unita in assemblaggi, acquista forte significato, è somma di sapere, addizione continua d’esperienze, contrasti, equilibri, desideri, bisogni e necessità. L’intervallo di vuoto che esiste tra la materia osservata e l’atto d’invenzione che consiste nell’azione del “giusto porre”, sviluppo le immagini mentali e le intuizioni derivanti da un sapere, nel tempo, addizionato e stimolato. La consapevolezza del vuoto e dell’assenza compone la base per il costruendo di un pieno. La materia è per me soggetto principale e genesi del mio fare arte, da essa tutto ha inizio. Ha il ruolo e la responsabilità di essere traccia e veicolo al tempo stesso, portatrice di significato. Mettendo insieme questi materiali “densi” di passate funzioni, palesate dall’usura della loro trama costitutiva, si presentano portatori di un fascino naturale derivante dalla loro esistenza passata, testimoni di un accaduto, diventano realtà progressivamente significanti del divenire del tempo. Pertanto, con tecniche come il collage e décollage, procedo in una sorta di post-produzione dalla forte connotazione simbolico-concettuale, condizione che mi permette di far diventare la tela superficie per un accadimento/racconto in chiave di recupero e rinascita che si rivela, nel suo divenire, come una vera scoperta. 


Addizione, 2008
tecnica mista e acrilico su tela, tela fissata su ferro cm. 50x50

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Fare arte, è per me, condensare la coinvolgente e intensa sensazione dello scorrere temporale, l’attesa che il passato si presenti nel futuro, rispondendo al bisogno di capire e fissare il mistero del mutare del tempo per accedere a una dimensione di spazio mentale privo di ancoraggi conosciuti, uno spazio “Altro”. È indagine sull’uomo e sulla sua natura, condotta in modo paziente e meticoloso. Le opere
spesso nascono osservando i dettagli degli ambienti circostanti e raccogliendo materiali naturali o costruiti dall’uomo su cui il tempo ha lasciato una traccia. Rifletto sul lento e meditato gesto artistico che pone in uno spazio determinato l’oggetto scelto, rendendolo veicolo di un messaggio o elemento/parte di una narrazione. Creare un’opera assorbendo l’intensità degli elementi coinvolti che in attesa del conferimento di un significato relazionale, si manifestano nella loro struttura fisica e funzionale, porta a un processo di creazione dell’inedito in cui la ricerca di senso nella visione trova uno dei suoi tratti
distintivi. Il colore è protagonista dello spazio deciso, trasmette e favorisce una visione significante.
Le relazioni che si creano fra i materiali e il colore monocromo sono foriere di singolari letture simbolico-concettuali. Pertanto, il pigmento scelto diventa una sorta di pelle carica di forza, che indica una visione, un pensiero, un percorso possibile. È in questa dimensione che si pone la mia ricerca artistica, dove la comprensione del reale per mezzo di un’analisi continua si manifesta in una sintesi estetica significante. Addizione perpetua di sapere incontrato che svincola la mente dal conformismo del
presente, attua uno scarto di direzione verso un’immaginazione libera e astratta che si manifesta con lo scopo e la contemporaneità del mio fare arte. “La capacità di rappresentare qualcosa con un’altra cosa ha costituito un gigantesco balzo in avanti nell’evoluzione umana: si tratta di un’abilità mentale che ha reso possibile il linguaggio, la matematica e l’arte. Abilità mentale è emersa essa stessa con l’emergere
delle competenze simboliche”. (U. Morelli)

Claudio Brunello 2014
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Informazioni e contatti

info@claudiobrunello.com

cell. 339 7792101
Maurizio Maltauro


Objet truvé o ready-made, si tratta sistematicamente di opere in ferro costituite da relitti abbandonati, da frammenti che in sé non hanno nulla di definitivo, ma proprio per questo espressivi di forme rotte e interrotte, che non possono non far pensare che a pezzi di vita, storie in avaria: qualcosa dal significato violento, ma redente e trasfigurate in figure di animali amabili e favolosi.

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…Maurizio è finalmente presente nella messinscena di una mostra, la sua insistenza operativa trova la consistenza di una filiera mnemotecnica di figurazioni che porta dritto-dritto a un immaginario in qualche modo indimenticabile…
…Si tratta sistematicamente di opere in ferro costituite da relitti abbandonati, da frammenti che in sé non hanno nulla di definitivo, ma proprio per questo espressivi di forme rotte ed interrotte, che non possono non far pensare che a pezzi di vita, storie in avaria: qualcosa dal significato violento.
E, tuttavia, riprese e corrette a immaginare invece memorie fantasticanti e dolci. L’artista a un certo punto interviene sul reperto e sul materiale che lo costituisce, e tende ad armonizzarlo in figure di animali solitamente curiose, amabili e redente. Così da immagini scheggiate e irriconoscibili nel loro profilo formale diventano figure avventurose di esseri salvati e trasfigurati, immediatamente trasformati in originali prototipi di favolosi mondi di avventure. E’ il tratto tipico dell’artista che salva dalla rovina gli oggetti amati e tuttavia colpiti dalla rovina, e li fa rivivere in un’altra storia, con il suo finale di sublime, secondo la natura stessa dell’arte e lo stato d’animo creativo.

Salvatore Fazia



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Maurizio Maltauro è nato a Recoaro Terme.
Vive e lavora a Vicenza.
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(Studio Architettura & Interni  /contra’ Cornoleo, 38)

maltauro.maurizio@gmail.com
Alessandro Lucca


“Le tracce dello scorrere del grano e della farina, insite e strutturali al mulino, come specchio di questa macchina simbolica che ne sonda e sfrutta i percorsi; il mulino e l’ucronia, pretesto per un in-possibile svelato. E latte, e ancora latte...”





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"Fotografo professionista per oltre vent’anni, Alessandro mostra un’attitudine a cogliere la densità delle immagini. Anche quando il suo sguardo si fa periferico: quel che cattura è un nonsoché di essenziale, spesso dissimulato nel gusto dell’antiretorica e dell’ironia. Questo stile trasmigra, col tempo, in ogni sua attività più o meno collaterale: il gastronomo, lo scultore, il musicofilo, il motociclista (e finanche il padre!) riescono sempre a trovare un punto di equilibrio tra compattezza e fantasmagoria del caos".
S.A.

Nel 1989 si diploma in fotografia presso lo IED di Milano con cui successivamente collabora. Partecipa alle "Pepiniere europeenne pour jeunes artistes" approfondendo il tema dello spazio del sacro. Dai primi anni novanta lavora come fotografo pubblicitario. Ha esposto in Italia, Francia, Spagna, Svizzera. 
Nato nel 1967 a Thiene, vive e lavora nel vicentino.

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Giovanni Canova


“Food/art, green-art, maiale, manzo, spaghetti ai frutti di mare, pappardelle al ragù, spaghetti chitarra al nero… e perché no: expo-italy, mulino benedetti e benedetti artisti, certo, non c’è più limite, da quando l’uomo non è più la misura di tutte le cose, e le cose ormai si perdono tra le impensabili pose del possibile o del possibile che non è mai stato, non è inutile dunque il lavoro di Giovanni Canova: d’altronde c’è già chi, Tristan Tzara, l’ha detto: il pensiero si forma a in bocca… dada delle origini, e Giovanni Canova dada dell’attuale e l’oltre di adesso, i ragazzi lo mangiano, lo fanno a polpette.”

Salvatore Fazia


“Riflessioni”

Il nostro rapporto con il cibo è troppo spesso soltanto compulsivo, una sorta di cuscino emotivo facilmente tele-guidato da suggestioni e meccanismi di desiderio indotto. Finiamo, quindi, per essere fortemente condizionati, se non soggiogati, nelle nostre scelte alimentari, decisamente esagerate rispetto al nostro reale fabbisogno. Di fronte a questo specchio veniamo invitati a riflettere su questa condizione, che ci vede allo stesso tempo spettatori e protagonisti, consumatori e merce in un loop perverso. 
Nel tempio sempre più potente dell’economia globale è di prioritaria importanza agevolare il disagio psicofisico e la malattia, per avere poi il redditizio privilegio di poter curare.



Per filo e per segno, quasi.

Giovanni Canova non ama descriversi. Vorrebbe sempre che i suoi lavori parlassero per lui, creature ultime di un percorso senza cedimenti, votato solo ad esprimere un bisogno innato di rendere concreti su tele, carte, legni, ferri, pellicole, suoni, il suo sconfinato amore per la vita. Non sembrerebbe aver mai fatto altro, da quando ha memoria, che esporre la sua anima agli occhi di tutti. In forme diverse, tempi e luoghi diversi, e diverse energie. 
Le parole, le sterili sequenze di dati e di date, non aggiungono nulla a un fardello di vita vissuta che impregna ogni gesto, ogni istante di un presente così intenso da essere ovunque, inseguendo soltanto se stesso. 

Le radici venete mai rinnegate ma accuratamente potate gli consentono una libera cittadinanza del mondo - perenne ricerca di più profondi legami - lasciando intatto quel gusto del bello che si respira ad ogni passo, qui da noi. Con gli anni dell'Accademia, l'acquisizione maniacale di tecniche antiche per traghettarle sul nuovo, ma intanto sostegno concreto, a copiare per altri le luci dei grandi maestri prima ancora di ottenere  il diploma in scultura. L’insegnamento anche a livello universitario e l'impegno civile rivolto spesso ai deboli, ed agli emarginati, per condividere il potere salvifico della bellezza con chi ne ha più bisogno. Tutto il passato di Giovanni Canova sta piuttosto in questo suo essere oggi, in questo palesarsi ai nostri sensi con tutta la forza che permea il tessuto – organico, quasi – di ciò che condivide con noi, e che ce lo presenta come nessuna parola potrà mai eguagliare.

Ferruccio Scabbia




Mostre
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2013 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Boadilla (Spagna).
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Lisbona.
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Trujillo, (Spagna).
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Cáceres (Spagna).
2011 Esposizione Collettiva “Art + Fe” Fundación Pons, Madrid
2010 Esposizione personale Galleria Banca Unica, Bratislava (Slovacchia).
2010 Esposizione personale, “Nádoba a obsah” (Contenitore e contenuto) c/o Galleria Löffler Košice (Slovacchia).
2010 Esposizione personale “Materia e Memoria” c/o Arsenale Novissimo Venezia (Spazio Thetis).
2009 Personale c/o Galleria Veba Kosice (Slovacchia).
2009 Esposizione personale, “Individuelle Collective” c/o Galleria Etienne De Causans, Rue de Seine, Parigi (Slovacchia).
2009 Performance e video al progetto espositivo “Emersioni” curato dal GAI, nell’ambito dell’evento “Vie d’acqua”, a Vicenza.
2007-2008 Collettiva a due mani “Rivelazioni-Reperti dal Contemporaneo”  c/o Museo Archeologico Atestino di Este (PD).
2007 Realizzazione videoproiezione per l’inaugurazione del Nuovo Teatro Comunale di Vicenza.
2007 Esposizione personale c/o Galleria Etienne De Causans, Rue de Seine, Parigi.
2007 Esposizione personale c/o Circolo Culturale “Foyer Vietnam”     Parigi.
2006-2009 Docente all’università di Padova: “Progettazione e disegno parchi e giardini”.
2005 Esposizione collettiva alla prima edizione del Festival Biblico, complesso di San Silvestro, (VI).
2005 Esposizione personale “Subordinato Primario” nello spazio Maison Pratique – Mestre (Ve).
2004 Esposizione collettiva di scultura c/o complesso monumentale di San Silvestro, (Vicenza).
2004 Attività didattiche di scultura, a Folgaria per il Mart (Museo D’Arte Contemporanea di Rovereto).
2004 Collettiva di Scultura “Arte nel verde” a Folgaria (TN).
2004-2006 Docente di un corso di pittura presso il Carcere Circondariale di Padova.
2003 Esposizione di scultura con lo scultore Alberto Salvetti. Circolo Cult. “la Medusa”, Este (PD).
2002 Laboratorio artistico rivolto a persone con disagio mentale all’interno dell’Associazione “Patagonia” (Venezia).
2002 Su invito dell’Associazione “ZEROUNOcontemporanea”, partecipa a “Work-in-Progress istallazioni e sculture nel Parco Fistomba” a Padova.
2002 Personale di Scultura “Cantus Erithaci”, spazio espositivo  “A&T design”, Padova.
2001 Esposizione Collettiva d’Arte nella sala espositiva di “Villa Draghi” Montegrotto Terme (PD).
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1999 Diploma di Scultura all’”Accademia di Belle Arti” di Venezia
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http://www.giovannicanova.com/
Rossella Pavan


Al centro di un paese, lungo una strada trafficata, un vecchio mulino prova a riprendere vita. La metamorfosi comincia liberandosi della vecchia pelle, esoscheletro ormai esploso, che semina qua e là brandelli di passato come fossero semi di futuro. Scrollandosi di dosso i residui di farina, che roteano e si spandono nell’aria, atomi impazziti che vorticano e si posano in ogni dove, imbiancando gli spazi abbandonati di ciò che la burocrazia dell’anima chiama archeologia industriale, il vecchio mulino muove i primi passi, incerti come quelli di ogni neonato, verso una nuova vita. O almeno così spera e desidera, lottando per questo.
La luce che filtra dalle ampie vetrate mostra il pulviscolo farinoso in volo che, come in una mitica teogonia, si mescola con l’acqua e con la china, e si raggruma prendendo forme ancora imprecise, zoppicanti, in divenire. I due pannelli (di sedici formelle ciascuno) formano un trittico con la finestra alla destra e disegnano una sequenza temporalmente orientata che mostra il trapassare: il cammino di una farfalla o, forse, di una fenice, che nasce dal proprio bozzolo, ma forse anche rinasce continuamente da esso, abbandonandolo a terra, in un angolo, per volare via, oltre i muri della forma, oltre le vestigia del passato, fuori, all’aperto. Incipit vita nova.
Oltre le presenti spoglie mortali, vuoti appesi, assenze dignitosamente composte in un angolo, il tempo ricomincia ma solo in forme nuove, mai sperimentate prima, apparentemente casuali, come le sovrapposizioni tra i volti delle foto e gli incontri aleatori della materia che si fermano, rappresi in istanti, sul materiale plastico che li sorregge, quasi fosse il contingente supporto di una mistura alchemica. Come se, nel turbinio o nel loro caotico vagare nel vuoto, gli elementi avessero cozzato tra loro e contro le lastre, tagli di spazio, sovraimprimendole, lasciando ai posteri le impronte del loro scontro imprevisto.
Impronte reali, impronte fugaci, reali perché fugaci. Nella furia del dileguare, questo non è il sogno di Chuang-tzu, che sognò di essere una farfalla e, al risveglio, si chiese come potesse sapere di non essere, in quel momento, una farfalla che sognava di essere Chuang-tzu. Nessuna dialettica, neanche asimmetrica. Le macchie delle muffe sul soffitto e sulle pareti, forme irreversibili in cui lo sposalizio tra il tempo e la materia ha fatto presa, dialogano spontaneamente con gli strati quasi geologici depositati sulle formelle di plastica, in una sorta di vicendevole richiamo tra embrioni di qualcosa che forse diventerà una nuova architettura. Voci come sguardi che s’inseguono, voci reali, voci fugaci: fugaci perché reali.
Come le fragili e delicate ali di una farfalla, i pannelli sono appesi a un filo… o due. Come la vita di ogni cosa. A volte si staccano, ma non per forza si cade. Può accadere, infatti, che si prenda il volo. Un po’ per caso, un po’ per coraggio. Un po’ per incoscienza, un po’ per immaginazione. Non è facile né frequente vedere un mulino che vola e, forse, non è nemmeno ragionevole, ma allo scettico si potrebbe obiettare con le parole che don Chisciotte disse a Sancio Panza prima di lanciarsi all’attacco: «si vede bene che in fatto d’avventure non sei pratico».
Fabio Raimondi


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Progetto Artistico”Mariposa” 
di Rossella Pavan - interpretazioni fotografiche di Caterina Romano

Il molino abbandonato visto non come morte perenne ma come metafora di una possibile trasformazione. Nel caso specifico, tracce del mio involucro fisico rimangono sparse qua e là tra polvere dell'abbandono e residui di farina. Frammenti del mio "esoscheletro" restano a testimoniare l'avvenuta metamorfosi; da qui il titolo "Mariposa, che in spagnolo significa farfalla.



Tracce del mio involucro insisteranno sparse tra la polvere, intanto che frammenti del mio esoscheletro documenteranno la metamorfosi avvenuta, evidente il segno del titolo Mariposa che nel significato della parola spagnola avrà il senso di una farfalla, secondo l’idea poetica di Federico Garçia Lorca: “beati quelli che nascono farfalla e hanno luce di luna nel vestito”.
Salvatore Fazia

Rospa, 2011
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Rossella Pavan
Nata a Vicenza nel '63, si diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1987. Partecipa ad alcune personali e collettive. Sposata e madre di due figli, vive e lavora in un'azienda agricola nei pressi del Lago di Fimon (VI).

rossellapavan@ymail.com


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Caterina  Romano 
Figura versatile, dopo una  formazione nell'ambito  artistico, attraversa  differenti linguaggi. La sua attuale ricerca verte verso la fotografia come medium artistico e indaga i rapporti tra il corpo e l'atto performativo.

Distanza-appartenenza. 
Materializzazione pittorica e smaterializzazione dell'umano. 
Il soggetto imprime l'opera e la narra.

katerom68@katamail.com

Joseph Rossi



“Mostra un neon che dice: WOMAN uguale a donna, ma se la luce gioca ora in WO ora in MAN allora il messaggio illumina ora la donna ora l’uomo. Perché? Platone spiega che all’inizio l’essere umano era uno solo, implicato nei due generi che poi si sono divisi dando luogo ai due generi del maschile e del femminile. E’ la seconda volta che Parlando di Joseph tiro fuori Platone: la prima volta è stato per parlare di certe lapidi commemorative di alcuni GRANDI della STORIA, GHANDI, MAO, MANDELA, MALCOM X, FIDEL, il CHE, non per nulla adesso presentate in una raffinata pubblicazione intitolata SUPERCELESTIAL, un’idea platonica perché Joseph è ESSENZIALISTA d’un’arte ESSENZIALE. ”
Salvatore Fazia




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Nato a Camp Derby (Pisa) nel 1959.
Compie studi artistici.


Opera a Thiene (VI).
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Mostre

La Mano del Grafico
367 disegni autografi di alcuni 
dei più grandi grafici contemporanei
Milano_Italia 2011

Nuove Cattedrali Ambulanti 
di Enologia e Viticultura
Galleria Photology
Milano_Italia 2011

WPA 2011
21 Artisti contemporanei
interpretano l’America
Schio_Vicenza_Italia 2011

Spaghetti Grafica
Contemporary Italian Graphic Design
Triennale di Milano_Italia 2010

Infart Art Show - Hello Nasty
Bassano del Grappa_Italia 2010

Ambaradan 2
Tra arte e non-arte
Velo d’Astico_Vicenza_Italia 2006

Ambaradan
Tra arte e non-arte
Galleria Loft Arte
Valdagno_Vicenza_Italia 2005

Itinerari d’Arte Contemporanea
Museo d’Arte Contemporanea 
Calouste Gulbenkian
Lisbona_Portogallo 1986

Umoristi a Marostica
Rassegna Internazionale 
di Grafica Umoristica 
Marostica_Vicenza_Italia 1983
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Pubblicazioni

Artpower International Publishing
Tokyo_Japan 2013 

More Graphic Semplicity
Tokyo_Japan 2011

Identity Designs
Corporate, Brand Identities and more
Tokyo_Japan 2009

Branding by Color
100 Sucessful Graphic Designs
Tokyo_Japan 2009

Brochure Parade 2
Modena_Italia 2009

Promotional Greeting
Creative Card Design 
Tokyo_Japan 2008

The Ultimate Graphic Element Collection
Liaoning Science and Technology Press
Shenyang_China 2007

World’s Best Creative P.O.P. Displays 3
Modena_Italia 2007

Graphic Semplicity
Cool, Nature. Sweet. Colorful, Modern
Tokyo_Japan 2007

Brochure Parade 
Modena_Italia 2006

Packaging Parade
Modena_Italia 2004

World’s Best Creative P.O.P. Displays 2
Modena_Italia 2002
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http://www.josephrossi.com/




Paolo Pasetto



“Il passo inaugurale dell’insegnamento di Lacan consiste nel mettere in scacco la nozione di Io, Sartre ne aveva parlato scrivendo che l’ego non è proprietario della coscienza ma è un oggetto: è quello che si ‘immagina’ in queste forme astratte e figurative, dove l’astrazione dice il silenzio dell’imago e la figurazione confessa la rovina di un soggetto che precipita all’infinito nel vuoto come nei famosi sogni in cui succede di cadere all’infinito. La premonizione artistica dice probabilmente una preoccupazione che ha l’artista, e proprio con l’arte: è un caso che un’altra volta affida al vento l’iscrizione di essere finito in un labirinto? Sintetizza Lacan: penso dove non sono, dunque sono dove non penso.”

Salvatore Fazia


Vocazione, 2014 (foto ambientale)

Uno Nessuno, 2014

Ars oblivionalis, 2014


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Progetto per spazi pubblici e privati

La fotografia blocca frammenti di rappresentazione della realtà come schegge di verità; documenta e certifica un accadimento proponendolo come indiscutibilmente certo.
Nello spazio smarrito dall'abitudine - privato o pubblico che sia - produrre un'azione singolare che evochi il suo 'spiritus loci' affinché per il solo istante concesso ad uno scatto lo illumini svelandosi. Un agguato al consueto per smascherare il sovrannaturale che vi si cela.
La foto sarà testimonianza dell’evento avvenuto nello spazio occupato dallo spettatore.


Progetto per casa Roberti_2013

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2 anni di IUAV, 1 anno di Corso Pilota aeronautico, 1 di Corso Operatore serigrafo, 4 di Accademia BB.AA. a Venezia, 12 di attività artistica con esposizioni personali e numerose collettive per lo più in Italia, 17 di grafica pubblicitaria. Nato a Venezia.
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info@paolopasetto.it
Jane Minter

è una pittrice inglese, in mostra propone rappresentazioni a base di impasto di farina e acquerello - tecnica amata da Turner -  nella quali si leggono le fluorescenze naturali ma anche immagini di paesaggi e trasparenze di altre nature che pure appartengono al grande masterplan di nascita, morte, rinascita e trasformazione dove anche la rosa, i frutti i monumenti si trasformano dando vita a qualcosa di nuovo.
Salvatore Fazia



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Acquarellista inglese residente in Italia. Nata nel Hertfordshire, UK, nel 1968.
Laureata in architettura alla facoltà di architettura di Canterbury (UCA) 1996.
Partner dello Studio di architettura e ingegneria Monti Minter Srl di Vicenza.


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2010 - Premiata con distinzione di merito nel “corso acquerello e tempra” London Art College, UK
2011 - Mostra personale “Jane Minter Watercolours ”, Vicenza
2011 - Insegnante di corsi e workshop di Acquerello in Italia e Francia.
2011 - Corsi di acquerello con le artiste Jean Haines (UK) e con Marina Marcolin a Ossidiana, Vicenza
2011 - Membro di AVA, Associazione Veneta Acquarello
2012 - Vincitrice del premio di  “Fiori o Giardini”  Categoria "The Society for All Artists "- Artist of the Year Competition, UK
2012 - Premiata con “Highly Commended” - “The Artist”, cat. Patchings Art Competition, UK
Enrico Mitrovich


“Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano, una volta ha spiegato che le galline non sono intelligenti perché non fanno che mangiare, l’artista in parola ne parla in termini poetici, anche se in fondo è di lui stesso che si tratta. Dipinge pulcini, una variante sospetta, l’effetto è di una saga di racconti a colori, per cui probabilmente è di colori che si parla. Un amalgama arabo e decorativo si stende in vista di un immaginario vertiginoso, nel capannone si trasformano in dieci mila occhi su di me: è la mia trasfigurazione. L’incidente è quel che s’incontra sui sentieri dell’arte, il gioco dei giochi: la popolarità è un gioco di occhi.”
Salvatore Fazia




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Si occupa di grafica e di pittura.
Nato a Vicenza 1962, membro dell'"Officina arte contemporanea"
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2011 - “Il giardino Segreto” Galleria Ghelfi, Vicenza
2011 - “Lunga vita ai fiori recisi” Galleria ABC, Milano
2009 - “Ritorno all’ordine. Release 2.0.0.9. Terma Eventi, Vicenza
2008 - “Un passo avanti e due indietro”, Galleria ABC, Milano
2007 - “The butterfly stroke” , AB 23, Vicenza
2003 - “W.Y.S.I.W.Y.G.”, Teatro G. Verdi, Lonigo (VI)
2002 - “ScanDisk”, Galleria ABC, Milano
1997 - “Per non cadere nella rete”, Galleria Cheiros

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"Una piccola papera", 2014
 Olio su lastra offset con bruciature, 163x126 cm

"Una volpe e un fiocco di neve", 2013
 Olio su tela, 50x30 cm

Diego Dall'Osto

"Il reale, l’immaginario e il simbolico diventano in questa operazione dialogo e conflitto, gli spazi dell’evento si combinano in un intreccio continuo che finirà per rendere un senso del posto assolutamente visionario. I materiali registrati in un mulino ancora attivo determinano combinazioni in alternanza tra loro, in connessioni sistematicamente spaesanti."
Salvatore Fazia


Ex-machina

L'idea nasce dalla possibilità di reinterpretare uno spazio abbandonato, specificamente una sala di un mulino dismesso, partendo dall'uso per il quale tale spazio era stato originariamente concepito. Immagini e suoni di macchinari, farine e granaglie, registrati in un mulino industriale attualmente in attivitá, diventano allora il materiale per una reinvenzione. Gli elementi audio-video vengono quindi rielaborati, ricombinati e sequenziati, creando alternanze di materia dinamica, ritmica, meccanica e finalmente musicale e poetica. Parallelamente vengono incorporate immagini degli spazi del mulino in abbandono e  ricombinate con i video già elaborati, per ottenere ulteriori e spaesanti connessioni. Come una sorta di memoria visionaria del luogo, si vorrebbe innescare un procedimento che sia insieme dialogo e conflitto tra gli spazi desolati dell'abbandono, quelli attivi del passato e quelli immaginari dell'opera.





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Diego Dall'Osto a compiuto studi musicali di organo, composizione e musica elettronica a Vicenza e Venezia;  ha inoltre ottenuto un dottorato di ricerca presso l'Università Autonoma di Barcellona (Spagna). Ha partecipato a festival e concerti a livello nazionale e internazionale. È attivo nella composizione di musica strumentale, vocale ed elettronica, nel teatro, nella danza contemporanea e nell'opera.  Negli ultimi anni è particolarmente interessato all'integrazione tra suono e immagine nell'ambito della creazione digitale. Attualmente insegna presso il conservatorio di musica di Mantova.
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