Quando si dice un titolo azzeccato:
"Benedetti artisti!"
In questo caso però non si può dire se a Claudio
manchino le Tavole della Legge o qualche rotella... :)
Ludovico Sartor


“Installazione sull'acqua prospiciente il mulino, per i sogni di Siddahrta (H. Hesse) quando sentiva un amore profondo per l’acqua fluente e decise tra sé di non abbandonarla. Due foto ne riportano a parete l’immaginario a parete, nonché alcuni lavori di pittura su carta e su supporto gonfiabile. Complessivamente l’intervento vuole ripetere l’azione del mulino, e d’altra parte la passione impressa nell’immaginario locale.”
Salvatore Fazia


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Ha vissuto a Treviso e studiato architettura a Venezia (dove si è laureato) e a Dortmund. 
Dal 2004 ha intrapreso la propria attività come libero professionista a Vicenza. Nel 2009 ha conseguito il certificato di tecnico bioedile presso l'Associazione Nazionale di Architettura Bioedile ANAB.
Parallelamente all’attività di architetto ha sviluppato fin dai tempi del liceo un percorso come pittore, integrato all’architettura nelle forme del design, dell’interior design e delle installazioni, con produzione di pezzi unici. 


Dal 1997 ad oggi ha esposto in varie mostre collettive a Vicenza (Emergenze, Borsa Valori, “About Design 2008”), a Roma (RomaDesign+ 2007) e a Filicudi (Biennale), e in alcune personali di pittura a Vicenza, a Padova e a Treviso. Tra le sue grandi passioni c’è quella per l’acqua: ha un passato di atleta come membro della nazionale di canoa fluviale.

Ludovico Sartor nasce a Vicenza nel 1973

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http://ludovicosartor.com/





"Ormeggi per sogni" 
L'opera è stata esposta in occasione della mostra: EMERSIONI GIOVANI ARTISTI VISIVI SULL’ACQUA, mostra collettiva di giovani artisti visivi nazionali e stranieri residenti nel territorio veneto.
Claudio Brunello


"In vista l’Ecce Homo in un autoritratto che non teme l’effetto speciale del riferimento, le braccia protese in avanti diconoprendete e mangiate questo è il mio corpo, la tunica bianca è il segno più infallibile. L’immagine è data in forex sagomato, all’altezza della statura dell’artista. L’allusione: è l’artista oggi il profeta."
Salvatore Fazia



La sua formazione culturale, fino ai venti anni, avviene a Torino. Nel 1973 vince il Premio “Cairoli” Concorso d’arte contemporanea ed è più volte segnalato in diversi Premi d’Arte. Nel 1999 a Bassano del Grappa, realizza e dirige, all’interno del noto locale pubblico “Ottocento”, uno spazio denominato “PaginaPiegata Art Gallery” dedicato esclusivamente all’Arte contemporanea e alla cultura. Ne cura la programmazione fino alla chiusura nel luglio 2007 (organizzando oltre 40 mostre di artisti locali e 100 proiezioni d’arte contemporanea).
Nato come artista nel 1972 esprimendosi nel campo dell’Optical art, con il suo trasferimento nel 1974 a Bassano del Grappa svolta la sua creatività verso la libera arte informale per poi approdare dal 2002 in un fare arte autonomo che per mezzo di tele quadrate di piccolo formato che singole o associate fra loro nella fattispecie di cellule/parole o tessere si manifesta creano possibili assemblaggi in continua
mutazione.
Dal 2007 si dedica all’arte a tempo pieno, come curatore, promotore e naturalmente artista. Ha esposto in Italia e all’estero, sue opere sono presenti in numerosi negozi di design d’arredo e in collezioni private e pubbliche.
Ultima iniziativa del 2013 ha inventato e curato “PaginaPiegata – intrecci d’arte”, un ciclo di incontri dedicato alla creatività, coinvolgendo: artisti, fotografi, scrittori, musicisti e critici.

Città, 2008
tecnica mista e acrilico su tela, tela fissata su ferro cm. 50x50

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Giusto porre

Creare un’opera, assorbendo l’intensità degli elementi coinvolti che posti in attesa di significato relazionale, si manifestano nella loro struttura fisica e funzionale. La pittura è per me un ponte e le problematiche centrali sono quelle concernenti la sua struttura, in altre parole al modo in cui questo ponte riesce a innestarsi su due sponde lontane dalla realtà fisica. Macerie, oggetti geometrici, pietre, residui, costituiscono partizioni in seguito addizionate allo spazio in cui la comunicazione è decisa. La fase che precede la realizzazione dell’opera è una riflessione lenta e articolata. È indagine sull’uomo e sulla sua natura, condotta in modo paziente e meticoloso. Le opere spesso nascono di notte prima di addormentarmi, al mattino appena sveglio o camminando spesso in montagna, osservando i dettagli dell’ambiente circostante e raccogliendo materiali naturali o costruiti dall’uomo a cui il tempo vissuto a lasciato traccia. Rifletto sulla semplicità del gesto che con lentezza e meditazione pone l’oggetto in un determinato spazio deciso, lo rendo protagonista di messaggio o parte di una narrazione. Il desiderio di recuperare il contatto con la materia in un continuo scambio si concreta. Grande forza e importanza è data ad una sorta di volontà di analizzare l’intervallo di vuoto che esiste tra l’oggetto trovato e l’atto d’invenzione che consiste nel "giusto porre". Giusto porre che sviluppo proiettando le immagini mentali e le intuizioni che derivano dal mio sapere addizionato e stimolato.
Cercare nel tempo il fascino della descrizione del vuoto e dell'assenza per creare contenuto che semplicemente è.

Claudio Brunello - 2012
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Altro


La creazione dell’opera non coincide con il raggiungimento di un obiettivo posto a priori, ma è una sorta di farsi progressivo che mi conduce, preceduto da una riflessione lenta e articolata. La sospensione dell’azione immediata, obbliga alla riflessione, alla valutazione, a una strategia, alla fatica, al dolore e alla meraviglia del pensare per agire e agire per essere. La tensione che si crea obbliga la mente a cercare un altrove che, una volta trovato, diventa esperienza che si stratifica e, sovrapponendosi, forma un sapere. L’arte è conoscenza, è porsi sulla soglia di uno spazio “Altro”, l’arte diventa percorso che è valore in se. Dal 2002 uso supporti dalla forma quadrata (archetipo ed espressione di una razionalità acquisita), che sottendono l’intenzione di far assumere alla tela la dimensione di cellula, tassello, parola, pagina che singola o unita in assemblaggi, acquista forte significato, è somma di sapere, addizione continua d’esperienze, contrasti, equilibri, desideri, bisogni e necessità. L’intervallo di vuoto che esiste tra la materia osservata e l’atto d’invenzione che consiste nell’azione del “giusto porre”, sviluppo le immagini mentali e le intuizioni derivanti da un sapere, nel tempo, addizionato e stimolato. La consapevolezza del vuoto e dell’assenza compone la base per il costruendo di un pieno. La materia è per me soggetto principale e genesi del mio fare arte, da essa tutto ha inizio. Ha il ruolo e la responsabilità di essere traccia e veicolo al tempo stesso, portatrice di significato. Mettendo insieme questi materiali “densi” di passate funzioni, palesate dall’usura della loro trama costitutiva, si presentano portatori di un fascino naturale derivante dalla loro esistenza passata, testimoni di un accaduto, diventano realtà progressivamente significanti del divenire del tempo. Pertanto, con tecniche come il collage e décollage, procedo in una sorta di post-produzione dalla forte connotazione simbolico-concettuale, condizione che mi permette di far diventare la tela superficie per un accadimento/racconto in chiave di recupero e rinascita che si rivela, nel suo divenire, come una vera scoperta. 


Addizione, 2008
tecnica mista e acrilico su tela, tela fissata su ferro cm. 50x50

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Fare arte, è per me, condensare la coinvolgente e intensa sensazione dello scorrere temporale, l’attesa che il passato si presenti nel futuro, rispondendo al bisogno di capire e fissare il mistero del mutare del tempo per accedere a una dimensione di spazio mentale privo di ancoraggi conosciuti, uno spazio “Altro”. È indagine sull’uomo e sulla sua natura, condotta in modo paziente e meticoloso. Le opere
spesso nascono osservando i dettagli degli ambienti circostanti e raccogliendo materiali naturali o costruiti dall’uomo su cui il tempo ha lasciato una traccia. Rifletto sul lento e meditato gesto artistico che pone in uno spazio determinato l’oggetto scelto, rendendolo veicolo di un messaggio o elemento/parte di una narrazione. Creare un’opera assorbendo l’intensità degli elementi coinvolti che in attesa del conferimento di un significato relazionale, si manifestano nella loro struttura fisica e funzionale, porta a un processo di creazione dell’inedito in cui la ricerca di senso nella visione trova uno dei suoi tratti
distintivi. Il colore è protagonista dello spazio deciso, trasmette e favorisce una visione significante.
Le relazioni che si creano fra i materiali e il colore monocromo sono foriere di singolari letture simbolico-concettuali. Pertanto, il pigmento scelto diventa una sorta di pelle carica di forza, che indica una visione, un pensiero, un percorso possibile. È in questa dimensione che si pone la mia ricerca artistica, dove la comprensione del reale per mezzo di un’analisi continua si manifesta in una sintesi estetica significante. Addizione perpetua di sapere incontrato che svincola la mente dal conformismo del
presente, attua uno scarto di direzione verso un’immaginazione libera e astratta che si manifesta con lo scopo e la contemporaneità del mio fare arte. “La capacità di rappresentare qualcosa con un’altra cosa ha costituito un gigantesco balzo in avanti nell’evoluzione umana: si tratta di un’abilità mentale che ha reso possibile il linguaggio, la matematica e l’arte. Abilità mentale è emersa essa stessa con l’emergere
delle competenze simboliche”. (U. Morelli)

Claudio Brunello 2014
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Informazioni e contatti

info@claudiobrunello.com

cell. 339 7792101
Maurizio Maltauro


Objet truvé o ready-made, si tratta sistematicamente di opere in ferro costituite da relitti abbandonati, da frammenti che in sé non hanno nulla di definitivo, ma proprio per questo espressivi di forme rotte e interrotte, che non possono non far pensare che a pezzi di vita, storie in avaria: qualcosa dal significato violento, ma redente e trasfigurate in figure di animali amabili e favolosi.

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…Maurizio è finalmente presente nella messinscena di una mostra, la sua insistenza operativa trova la consistenza di una filiera mnemotecnica di figurazioni che porta dritto-dritto a un immaginario in qualche modo indimenticabile…
…Si tratta sistematicamente di opere in ferro costituite da relitti abbandonati, da frammenti che in sé non hanno nulla di definitivo, ma proprio per questo espressivi di forme rotte ed interrotte, che non possono non far pensare che a pezzi di vita, storie in avaria: qualcosa dal significato violento.
E, tuttavia, riprese e corrette a immaginare invece memorie fantasticanti e dolci. L’artista a un certo punto interviene sul reperto e sul materiale che lo costituisce, e tende ad armonizzarlo in figure di animali solitamente curiose, amabili e redente. Così da immagini scheggiate e irriconoscibili nel loro profilo formale diventano figure avventurose di esseri salvati e trasfigurati, immediatamente trasformati in originali prototipi di favolosi mondi di avventure. E’ il tratto tipico dell’artista che salva dalla rovina gli oggetti amati e tuttavia colpiti dalla rovina, e li fa rivivere in un’altra storia, con il suo finale di sublime, secondo la natura stessa dell’arte e lo stato d’animo creativo.

Salvatore Fazia



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Maurizio Maltauro è nato a Recoaro Terme.
Vive e lavora a Vicenza.
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(Studio Architettura & Interni  /contra’ Cornoleo, 38)

maltauro.maurizio@gmail.com
Alessandro Lucca


“Le tracce dello scorrere del grano e della farina, insite e strutturali al mulino, come specchio di questa macchina simbolica che ne sonda e sfrutta i percorsi; il mulino e l’ucronia, pretesto per un in-possibile svelato. E latte, e ancora latte...”





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"Fotografo professionista per oltre vent’anni, Alessandro mostra un’attitudine a cogliere la densità delle immagini. Anche quando il suo sguardo si fa periferico: quel che cattura è un nonsoché di essenziale, spesso dissimulato nel gusto dell’antiretorica e dell’ironia. Questo stile trasmigra, col tempo, in ogni sua attività più o meno collaterale: il gastronomo, lo scultore, il musicofilo, il motociclista (e finanche il padre!) riescono sempre a trovare un punto di equilibrio tra compattezza e fantasmagoria del caos".
S.A.

Nel 1989 si diploma in fotografia presso lo IED di Milano con cui successivamente collabora. Partecipa alle "Pepiniere europeenne pour jeunes artistes" approfondendo il tema dello spazio del sacro. Dai primi anni novanta lavora come fotografo pubblicitario. Ha esposto in Italia, Francia, Spagna, Svizzera. 
Nato nel 1967 a Thiene, vive e lavora nel vicentino.

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Giovanni Canova


“Food/art, green-art, maiale, manzo, spaghetti ai frutti di mare, pappardelle al ragù, spaghetti chitarra al nero… e perché no: expo-italy, mulino benedetti e benedetti artisti, certo, non c’è più limite, da quando l’uomo non è più la misura di tutte le cose, e le cose ormai si perdono tra le impensabili pose del possibile o del possibile che non è mai stato, non è inutile dunque il lavoro di Giovanni Canova: d’altronde c’è già chi, Tristan Tzara, l’ha detto: il pensiero si forma a in bocca… dada delle origini, e Giovanni Canova dada dell’attuale e l’oltre di adesso, i ragazzi lo mangiano, lo fanno a polpette.”

Salvatore Fazia


“Riflessioni”

Il nostro rapporto con il cibo è troppo spesso soltanto compulsivo, una sorta di cuscino emotivo facilmente tele-guidato da suggestioni e meccanismi di desiderio indotto. Finiamo, quindi, per essere fortemente condizionati, se non soggiogati, nelle nostre scelte alimentari, decisamente esagerate rispetto al nostro reale fabbisogno. Di fronte a questo specchio veniamo invitati a riflettere su questa condizione, che ci vede allo stesso tempo spettatori e protagonisti, consumatori e merce in un loop perverso. 
Nel tempio sempre più potente dell’economia globale è di prioritaria importanza agevolare il disagio psicofisico e la malattia, per avere poi il redditizio privilegio di poter curare.



Per filo e per segno, quasi.

Giovanni Canova non ama descriversi. Vorrebbe sempre che i suoi lavori parlassero per lui, creature ultime di un percorso senza cedimenti, votato solo ad esprimere un bisogno innato di rendere concreti su tele, carte, legni, ferri, pellicole, suoni, il suo sconfinato amore per la vita. Non sembrerebbe aver mai fatto altro, da quando ha memoria, che esporre la sua anima agli occhi di tutti. In forme diverse, tempi e luoghi diversi, e diverse energie. 
Le parole, le sterili sequenze di dati e di date, non aggiungono nulla a un fardello di vita vissuta che impregna ogni gesto, ogni istante di un presente così intenso da essere ovunque, inseguendo soltanto se stesso. 

Le radici venete mai rinnegate ma accuratamente potate gli consentono una libera cittadinanza del mondo - perenne ricerca di più profondi legami - lasciando intatto quel gusto del bello che si respira ad ogni passo, qui da noi. Con gli anni dell'Accademia, l'acquisizione maniacale di tecniche antiche per traghettarle sul nuovo, ma intanto sostegno concreto, a copiare per altri le luci dei grandi maestri prima ancora di ottenere  il diploma in scultura. L’insegnamento anche a livello universitario e l'impegno civile rivolto spesso ai deboli, ed agli emarginati, per condividere il potere salvifico della bellezza con chi ne ha più bisogno. Tutto il passato di Giovanni Canova sta piuttosto in questo suo essere oggi, in questo palesarsi ai nostri sensi con tutta la forza che permea il tessuto – organico, quasi – di ciò che condivide con noi, e che ce lo presenta come nessuna parola potrà mai eguagliare.

Ferruccio Scabbia




Mostre
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2013 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Boadilla (Spagna).
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Lisbona.
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Trujillo, (Spagna).
2012 Esposizione Collettiva “Art + Fe”, Cáceres (Spagna).
2011 Esposizione Collettiva “Art + Fe” Fundación Pons, Madrid
2010 Esposizione personale Galleria Banca Unica, Bratislava (Slovacchia).
2010 Esposizione personale, “Nádoba a obsah” (Contenitore e contenuto) c/o Galleria Löffler Košice (Slovacchia).
2010 Esposizione personale “Materia e Memoria” c/o Arsenale Novissimo Venezia (Spazio Thetis).
2009 Personale c/o Galleria Veba Kosice (Slovacchia).
2009 Esposizione personale, “Individuelle Collective” c/o Galleria Etienne De Causans, Rue de Seine, Parigi (Slovacchia).
2009 Performance e video al progetto espositivo “Emersioni” curato dal GAI, nell’ambito dell’evento “Vie d’acqua”, a Vicenza.
2007-2008 Collettiva a due mani “Rivelazioni-Reperti dal Contemporaneo”  c/o Museo Archeologico Atestino di Este (PD).
2007 Realizzazione videoproiezione per l’inaugurazione del Nuovo Teatro Comunale di Vicenza.
2007 Esposizione personale c/o Galleria Etienne De Causans, Rue de Seine, Parigi.
2007 Esposizione personale c/o Circolo Culturale “Foyer Vietnam”     Parigi.
2006-2009 Docente all’università di Padova: “Progettazione e disegno parchi e giardini”.
2005 Esposizione collettiva alla prima edizione del Festival Biblico, complesso di San Silvestro, (VI).
2005 Esposizione personale “Subordinato Primario” nello spazio Maison Pratique – Mestre (Ve).
2004 Esposizione collettiva di scultura c/o complesso monumentale di San Silvestro, (Vicenza).
2004 Attività didattiche di scultura, a Folgaria per il Mart (Museo D’Arte Contemporanea di Rovereto).
2004 Collettiva di Scultura “Arte nel verde” a Folgaria (TN).
2004-2006 Docente di un corso di pittura presso il Carcere Circondariale di Padova.
2003 Esposizione di scultura con lo scultore Alberto Salvetti. Circolo Cult. “la Medusa”, Este (PD).
2002 Laboratorio artistico rivolto a persone con disagio mentale all’interno dell’Associazione “Patagonia” (Venezia).
2002 Su invito dell’Associazione “ZEROUNOcontemporanea”, partecipa a “Work-in-Progress istallazioni e sculture nel Parco Fistomba” a Padova.
2002 Personale di Scultura “Cantus Erithaci”, spazio espositivo  “A&T design”, Padova.
2001 Esposizione Collettiva d’Arte nella sala espositiva di “Villa Draghi” Montegrotto Terme (PD).
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1999 Diploma di Scultura all’”Accademia di Belle Arti” di Venezia
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http://www.giovannicanova.com/